Nella mostra
“Galleria dell’eros Piero Montana-Nuove acquisizioni”
nell'ottobre 2019 esposero 28 artisti con più di cinquanta opere[...]
[...] tra esse dobbiamo parlare di due opere che ci sono pervenute di recente, una è
la scultura in stoffa e materiali di riciclo, che l’artista romana, Alba
Montori, amica nostra carissima ha intitolato “Stupro”, vero e proprio
manifesto politico di un eros autentico che esclude da sé ogni violenza
sessuale, l’altra opera è di Renato Lipari
e si chiama “La mano amica”, una mano aperta che sul palmo tiene un
pupazzetto itifallico, opera che allude alla masturbazione maschile già sin dal
titolo che ricorda il famoso e repressivo detto “giuoco di mano giuoco di
villano”
Se la prima
di queste due ultime opere è dunque drammatica nella rappresentazione della
negazione dell’eros attraverso l’impiego della violenza, l’altra invece è un
divertissement dal carattere frivolo e giocoso, in quanto spogliato dai tanti
sensi di colpa vissuti nella pratica
masturbatoria all’epoca di quando si era ragazzi.
Della
scultura della Montori dobbiamo però aggiungere ancora qualcosa parlando della
sua complessità, richiedendo l’artista per questa sua opera una particolare
attenzione tale da consentire a tutti gli spettatori di vederla da diversi lati
ma anche dal basso e dall’alto, cosa che per rendere ciò effettuabile abbiamo
seguito le sue indicazioni sospendendola ad altezza d’uomo in aria in quanto
fissata con un lungo filo al soffitto.
La complessità dell’opera è certamente legata alle varie sfaccettature del fenomeno, che si presta anche a delle interpretazioni reazionarie e queste non solo limitatamente al fatto che esso sarebbe provocato dalle donne con il loro abbigliamento succinto e provocante o alla costatazione che mitologicamente, storicamente e socialmente lo stupro è sempre esistito, si ricordino tra tutti gli esempi quelli di Pan che deflorava le ninfe nei boschi, al ratto delle sabine da parte dei Romani, alla cosiddetta “fuitina furziva” (non consenziente) addirittura considerata legittima nella nostra isola fino a decenni scorsi.
A queste obiezioni l’artista romana ha sempre così risposto:
<< le mie opere
sull’argomento parlano da sole, esse rappresentano uno scombussolamento dei
corpi, reazioni certo scomposte alla violenza, che denotano essenzialmente anche il disordine,
il caos mentale e non di certo l’armonia che in un rapporto non sadico dovrebbe
invece prevalere tra i due o diversi soggetti anche
plurimi, essendo io anche una passionaria della rivoluzione sessuale.>>
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