Dedico questo canto a tutt** gli amic** che sono in campagna elettorale per le prossime elezioni del 25 settembre 2022
Un coro di musicisti, il cui nome è Tyrtarion, canta a Licinio la canzone di Orazio, in cui il poeta ricorda al suo amico che dovrebbe essere sempre mantenuto l'aureo mezzo.
Nel canto si è cercato di eseguire tutti i versi (che furono fatti per la strofa saffica), insieme al significato delle parole; con accenti pronunciati così come impone la natura del discorso.
Un gruppo di cantanti ungheresi, il cui nome deriva da "Sebő", si è incaricato di comporre questi brani.
Meglio vivrai, Licinio, ove né sempre
tu ti avventuri ad alto mar, né troppo
a fuggir cauto le procelle, premi
il lido iniquo.
Aurea mediocrità chiunque ha cara
si tien lungi da vil sordido tetto
securo, e lungi da invidiata reggia
sobrio si tiene.
Più spesso a’ venti s’agita l’immenso
pino; s’atterran con maggior ruina
le torri eccelse; il fulmine i più alti
monti ferisce.
Spera tra’ casi avversi, in tra’ secondi
teme contraria sorte un ben munito
petto. Gl’inverni procellosi Giove
adduce, ed esso
li scaccia. S’ora è mal, non fu, né fia
sempre cosi. Le Muse, assai già mute,
suscita con la cetra: ognora l’arco
non tende Apollo.
Tu nelle angustie coraggioso e forte
móstrati; al vento favorevol troppo
smmàina tu stesso accortamente
le gonfie vele.
Opere, Volume V. Le odi di Orazio.
Catania, Niccolò Giannotta, 1897
Nessun commento:
Posta un commento