ARTE E CREATIVITA'

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giovedì, dicembre 12, 2024

PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI PIERO MONTANA “ERESIA E MAGIA NELL’OPERA EROTICA DI RANIERO ALLIATA DI PIETRATAGLIATA PRINCIPE DEL SACRO ROMANO IMPERO”


SABATO 14 DICEMBRE ALLE ORE 17,30

 CENTRO D’ARTE E CULTURA “PIERO MONTANA”

BAGHERIA (PA)



 Sabato 14 dicembre alle ore 17,30 nei locali del Centro d’Arte e Cultura “Piero Montana”, siti in via Bernardo Mattarella n 64 a Bagheria (Palermo) sarà presentato dal prof. Tommaso Romano il libro di Piero Montana "Eresia e magia nell’opera erotica di Raniero Alliata di Pietratagliata Principe del Sacro Romano Impero".

Se già dell’Alliata si avevano sue notizie biografiche nel libro "Il principe mago" di Ben Parodi riguardo alle sue incursioni nell’occulto (sedute spiritiche e trance medianiche), é invece alla produzione artistica, consistente per lo più in tempere, disegni e tecniche miste, che si viene a soffermare l’attenzione di Piero Montana, che non è alla sua prima esperienza per quanto riguarda una indagine accurata sul mondo della magia e del mistero, avendo già scritto dei libri a riguardo, nell’occuparsi, in particolar modo, degli elementi alchemici ed esoterici di Villa Palagonia.

Ebbene nelle opere pittoriche e grafiche dell’Alliata, pregne di un gioioso erotismo, Montana, in un’analisi assai dettagliata di esse, scopre un universo magico, completamente obliato ai giorni nostri, ma tuttavia ancora superstite nella cultura di Raniero Alliata, ultimo discendente di una delle famiglie più nobili di Sicilia, i cui primogeniti potevano vantarsi di portare il titolo regale di Principi del Sacro Romano Impero.

L’universo magico che l’autore del libro scopre nell’opera pittorica e grafica dell’Alliata non è solo il mondo di una magia rinascimentale, quella per intenderci di Cornelio Agrippa e Giordano Bruno, la cui magia matematica in tale opera è visibilmente preponderante, ma pure l’universo ancora più antico di una religione assai impregnata di mistero: quella gnostica.

Allo gnosticismo ed in particolare a quello cristiano, come ci dice lo storico delle religioni, Mircea Eliade, si deve infatti l’importanza che la figura dell’androgino aveva per una tale religione.

L’ artista Alliata nel concentrare tutta la sua attenzione su tale figura, diversamente da quanti altri prima di lui si erano occupati dell’androgino, riscopre in esso la sua fondamentale natura, mai prima d’ora rimarcata, quella propriamente magica, seppure già messa in evidenza nel Vangelo di Tommaso.

E’ infatti in questo Vangelo che Gesù rivolto ai suoi discepoli afferma (logion 106) che quando i due, il maschio e la femmina, saranno uno, questi avrà pure il potere con la sua volontà di spostare una montagna.

E’ solo da una pienezza d’essere che può infatti per gli gnostici traboccare tutta la sua energia. 

Avendo preso conoscenza di ciò l’Alliata verrà a popolare lo spazio della sua arte di soli corpi androgini.

Ma se l’androgino è solo un essere mitico, di cui al presente l’uomo non è che la testimonianza parziale e frammentaria, come attingere alla sua magia? 

La magia matematica di Bruno verrà in aiuto all’Alliata. La magia matematica infatti, essendo intermedia tra le cose mondane e quelle sovrannaturali, con i suoi numeri e le sue figure può rapportarci a queste in tutta la loro potenza.

Mediante il numero, considerato nella sua essenza pitagorica ossia qualitativa, il mago può infatti pervenire alla realtà che viene di fatto a costituire. Così che il numero cinque, composto dal primo numero pari il 2, considerato dai pitagorici, femmina, e dal primo numero dispari, il 3, considerato dagli stessi, maschio, essendo la mescolanza dei due generi, nella sua essenza può rapportarci al mitico androgino.

Del cinque tuttavia Agrippa, e con lui Bruno, dicono, che è un numero di non poca virtù, perché una maggiore virtù la si può riscontrare in una sua addizione o moltiplicazione per 2, che dà il 10, il numero universale, che viene a costituire tutti i numeri e le realtà che da loro derivano. 

L’Alliata pertanto nella sua arte non farà altro che rappresentare figurativamente la realtà di tali numeri androgini nonché delle loro addizioni o copule, ed ancora delle loro moltiplicazioni all’interno dello spazio di un’opera, che pertanto viene a configurarsi come base di un’operazione di alta magia.

L’androgino, secondo Montana, costituisce per l’Alliata sì il fine di un processo di individuazione mirato ad una completezza d’essere, ma pure essenzialmente mirato alle potenzialità magiche che da essa possono scaturire.

Le figure androgine di tutte le sue opere non sono pertanto, in base a tale interpretazione, che figure di un tale disegno magico, coltivato in un mondo, il nostro, in cui però con l’antica magia è scomparso l’anelito dell’uomo a superare le proprie condizionalità e i propri limiti.

A questa interpretazione strutturale delle opere dell’Alliata, Montana nel suo libro aggiunge altre considerazioni, che hanno però un unico denominatore comune, quello di considerare un errore grossolano venirsi a soffermare su una visione prettamente naturalistica delle figure ivi rappresentate.

Montana in tale suo libro piuttosto ribadisce che l’androgino raffigurato nei suoi dipinti dall’Alliata non va confuso con l’ermafrodito, che di esso sarebbe invece la caricatura.

In quanto figura mitica e non reale essa va vista come un modello metafisico della pienezza d’essere e della gioia, sentimento assai distinto dal piacere, che in tale pienezza si viene ad esprimere.

Per quanto infine riguarda l’aspetto prettamente artistico dell’opera dell’Alliata, Montana fa notare che, nella crisi dell’immagine dell’uomo che  caratterizza tanta figurazione moderna e contemporanea, la figura dell’androgino esente da ogni  deformazione e sfigurazione, è la sola che dell’essere umano propone invece l’immagine davvero integrale, quella di un uomo non più scisso, non più frammentato e solo in tale frammentazione del tutto deturpato.








venerdì, dicembre 06, 2024

CINZIA FARINA : "Le parole e le cose" dal 7 dicembre prox al Centro d'Arte e Cultura PIERO MONTANA

 





MOSTRA D’ARTE CONTEMPORANEA
LE PAROLE E LE COSE
DI CINZIA FARINA
SABATO 7 DICEMBRE ORE 17,30
CENTRO D’ARTE E CULTURA “PIERO MONTANA”
VIA BERNARDO MATTARELLA N 64
BAGHERIA (PA)
DAL 7 AL 28 DICEMBRE 2024
TUTTI I GIORNI (COMPRESI I FESTIVI) DALLE 17 ALLE ORE 20
CELL. 3886416109
Email: montana.piero@libero.it



Sabato 7 dicembre alle ore 17,30, nei locali del Centro d’Arte e Cultura “Piero Montana, siti in via Bernardo Mattarella n° 64 a Bagheria (PA), sarà inaugurata la mostra d’arte contemporanea Le parole e le cose di Cinzia Farina. 
Definire l’opera di questa artista assai singolare è un compito assai arduo. Le sue opere infatti sono contrassegnate da un linguaggio elusivo, che sfugge ad ogni classificazione.
Inquadrarla pertanto in questo o quell’ambito della ricerca dell’arte contemporanea è di certo un errore assai grossolano.
Essendo un tale linguaggio essenzialmente poetico è difficile definirlo, anche quando, nel migliore dei casi, lo si viene ad inquadrare nell’ambito della poesia visiva.
E’ dunque un linguaggio quello dell’opera di Farina che merita un’attenzione particolare, l’attenzione di un intimo coinvolgimento nell’ascolto del nuovo, che dal suo cuore, il centro dello spazio dell’opera, viene a proporci con immediata (senza alcuna mediazione) sincerità e modestia.
Ecco allora che mettersi all’ascolto di un tale linguaggio non significa prestare attenzione solo alle parole o alle lettere che lo costituiscono, giacché l’operazione che essenzialmente nella sua opera Farina viene ad attuare non è altro che un coniugare il Verbo alla materia, alle cose di cui essa è composta, e questo coniugare, a sua volta, non è che il tessere la trama di un linguaggio rammemorante.
L’opera di questa nostra artista si contraddistingue per la sua poesia. Ma la sua non è che la poesia del cuore, degli affetti che ancora ci legano a degli oggetti usurati e dismessi, sia che si tratti di vecchi tessuti, di carte ingiallite e un tempo preziose, sia che si tratti persino di vecchi chiodi arrugginiti, che per caso non sono finiti nella spazzatura, nonché ancora di altri materiali, nei quali il tempo trascorso ha lasciato tracce indelebili.
Ebbene sono queste le cose di cui l’artista si serve nel comporre l’intima poesia che contraddistingue la sua opera. 
La presenza di questa materia nella sua arte non va confusa con l’usurpazione dell’oggetto nello spazio dell’arte contemporanea. 
L’oggetto da Farina impiegato é ad ella affettivamente legato, ed è questa intima affettività che viene proiettata nello spazio dell’opera, mentre nel contesto delle ultime mode dell’arte contemporanea è l’oggetto anonimo, freddo e seriale che viene ad occupare tutto il suo spazio, estromettendo da essa quel che solo dovrebbe costituirla: la centralità (il cuore) del suo operatore.
L’opera di Farina è dunque una testimonianza significativa nonché preziosa, nel nostro tempo, di una resistenza alle mode imperanti, che di esso incarnano solo lo spirito razionalista, freddo e materiale, negatore di quel che dovrebbe ritenersi più caro: la poesia degli affetti e dei ricordi, la semplice poesia del nostro cuore.

CENTRO D’ARTE E CULTURA “PIERO MONTANA”





giovedì, dicembre 05, 2024

INVITO MOSTRA "DI TRATTO IN TRATTO" - sabato 7 dicembre ore 17.30


 


“DI TRATTO IN TRATTO”

Mostra tri-personale di incisioni

Romeo Celardi - Laura Rago - Eleonora Vetromile

dal 7 al 20 dicembre 2024

Inaugurazione: sabato 7 dicembre 2024 ore 17.30

Libreria Eli – viale Somalia, 50/a – 00199 Roma

Orari d’apertura: 10-13 e 16-19.30