E' un piccolo, raffinatissimo unguentario in vetro soffiato a forma di colomba di circa 20 centimetri di lunghezza. Ritrovato in uno scavo a Rovasenda, in provincia di Vercelli, è databile alla metà del I secolo d.C. In questo contenitore per balsami e sostanze odorose ancora sigillato si conserva, intatto, un liquido trasparente: un unicum nel panorama della vetraria romana.
Per poter utilizzarne il contenuto era necessario spezzare la coda, proprio come una moderna ampolla monodose: questo esemplare è l’unico ancora sigillato che si conosca, ed è colmo per metà da un liquido limpido che presenta un lieve sedimento rosato depositato sul fondo e, in parte, sulla testina della colomba.
L’oggetto è stato realizzato in vetro, a soffiatura libera, tecnica sviluppatasi in ambito siro-palestinese verso la metà del I secolo a.C., diffusa rapidamente all’intero bacino mediterraneo.
Dopo l’introduzione del liquido, l’artigiano riscaldava nuovamente la parte terminale, quella che evoca la sottile coda del “volatile”, poi la sigillava a caldo per mantenere il contenuto integro il più a lungo possibile.
Nessun commento:
Posta un commento