Massimo si sta per sposare con l’unica donna che ha avuto nella sua vita, è a quel punto della vita in cui o ti lasci o ti sposi… Massimo si sposa.
Emilio è giovane, diretto, a volte rude nei modi, ed è ricchione, perché è l’unico termine usato a Napoli per identificare un omosessuale, Emilio è solo.
L’omosessualità in Emilio si veste di forte e aggressiva mascolinità che riesce a scardinare l’omosessualità assopita malamente da Massimo.
I loro incontri sono violenti al limite dello scontro fisico. Si prendono e si lasciano, si trovano e si perdono. Ogni momento di apparente dolcezza, di possibile complicità, viene guastato da una parola, da un gesto sbagliato. Il loro è un ambiente in cui non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata.
Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo, lo guardano dentro, sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola ed uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione di paese”.
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