Ringrazio Piero Montana per aver promosso questo evento e Mario Sigfrido Metalli per presentarcelo in modo così diretto e coinvolgente.
E invito chi può ad andare a goderselo dal vivo !
AMg
Grande attesa per “Triade”, la mostra d’arte contemporanea di Filly Cusenza, Giovanni Leto, Nuccio Squillaci che sabato 10 febbraio inaugura in via B. Mattarella n.64 a Bagheria il Centro d’arte e cultura “Piero Montana”.
<< Non è facile - afferma questi - portare l’arte contemporanea nelle sue espressioni più innovative ed avanguardistiche in una città, che pure ha dato i natali a Renato Guttuso. Questo compito difficile soprattutto, se avulso da logiche mercantili, lo scelgo per puro dettato del cuore.
Ho sempre avuto un debole per l ‘arte, che credo di avere nel sangue, nel dna.
Non sono un mercante e il mio Centro non va confuso con una galleria dove si presentano e si vendono al pubblico opere di certo sempre accattivanti ed accessibili.
A qualcuno che mi dice di non aver vergogna ad essere un mercante, che con l’arte pure si “mangia”, si guadagna, rispondo che non sono un bottegaio, che con il mio Centro d’arte e cultura intendo portare avanti in città delle operazioni prettamente culturali.
Per questo chiedo un’attenzione particolare all’Amministrazione bagherese capeggiata da un sindaco pentastellato giovane e coraggioso, Patrizio Cinque, che avrò l’onore di avere “in casa”, nel giorno dell’inaugurazione di Triade, assieme a tante, tantissime altre personalità del mondo della cultura e della politica bagherese e non solo, penso infatti che in questa occasione avrò ospiti importanti a partire dalla dottoressa Heidi Schiacchitano, direttrice del Goethe Institut di Palermo.
Ma per quanto riguarda Bagheria sono previsti interventi di dell’assessore alla Cultura Romina Aiello, della Presidente dell’ Unitre Antonella Miloro Nasca, una mia cara amica, e del Dott. Biagio Sciortino della Casa dei Giovani, ex sindaco di cui sono stato consulente a titolo volontario e gratuito per la realtà omosessuale della Città di Bagheria.>>
Ma torniamo a “Triade”. Il titolo parla chiaro. Tre sono infatti gli artisti invitati ad esporre nei locali del Centro Montana e tutti e tre esponenti di punta rispettivamente della Fiber Arte ( Filly Cusenza), dell’arte materica ( Giovanni Leto) del Neoinformale (Nuccio Squillaci). La mostra è bellissima ed affascinante seppure difficile per un pubblico non avvezzo a frequentare esposizioni avanguardistiche.
La Cusenza è qui rappresentata al massimo dai suoi ritratti di antenati bislacchi ed eccentrici.
Dopo la bellissima e chagalliana “Sposa che fugge” esposta al Museo Guttuso, l’artista nativa di Rivoli (To) ma abitante a Bagheria da sfogo al suo humor, alla sua fantasia, alla sua ironia sempre sognante e proiettata in un mondo fiabesco. Coloratissimi, i suoi ritratti in stoffa sono vivaci creazioni di un immaginario artistico che nella sua creatività non ha paura di un kitsch, irriverente e provocatorio, per dirla tutta, alla Jeff Koons.
Diverso il discorso di Giovanni Leto, che in Triade, espone le sue opere prodotte tra il 2015 e il 2017, occupando un’intera sala.
La materia è il sostrato di “una scrittura della differenza”. L’artista di origini monrealesi continua ad accumulare carta di giornali sulle sue tele “metafisiche”, silenziose, creando dei paesaggi lunari, stranianti. Al dato prettamente tattile, materico Leto sembra aggiungere la voce ammaliante delle sirene.
Questa voce ci suggestiona a tal punto che con essa noi giungiamo fin sull’orlo dell’abisso, del vuoto.
E’ dire troppo se, nell’era mediatica in cui la carta stampata finisce per depositarsi in cataste di rifiuti, macerie, pronte ad essere deportate in grandi inceneritori, essa ci parla del “silenzio, della morte di Dio?
“La scrittura e la differenza” è un bellissimo libro di Jacque Derrida. Non so se Leto l’abbia mai letto, ma non importa, le sue opere ci parlano di quel surplus della parola sconfinante nel Nulla (per Hegel l’Essere è il Nulla) dal quale Derrida è stato tanto affascinato.
Con Nuccio Squillaci torniamo infine ad occuparci di pittura. Non più di materiali extra pittorici come la stoffa e la carta, ma di un ritorno ai colori (pastelli ed oli) di certo non di origine transavanguardistica.
E’ invece un ritorno tout court e basta. Un ritorno che dalla lezione dei pittori astratti ed informali ha appreso la qualità dell’alto mestiere.
Squillaci non racconta per figure ed immagini, racconta solo per note musicali di colore. Gli Improvvisi di Schubert, i Preludi ed i Notturni di Chopin sono la sua fonte d’ispirazione. I suoi tocchi sono quelli buttati non dall’improvvisazione ma dell’emozione del cuore. La sua è una pittura dell’introspezione dell’anima in un mondo volgare e materialistico, che di essa ha dimenticato la vocazione, la religiosità. Quello del pittore (pensiamo a Morandi) non è un mestiere ma un’arte che ha a che fare con la poesia, la purezza dei sentimenti, la trasparenza vibrante e malinconica dell’Essere ricercato intimamente in noi stessi.
Per Squillaci la pittura è questa ricerca dentro di noi dell’Essere che nello scorrere del tempo deposita, in queste sue liriche composizioni, intime note ora fugacemente felici, liete ora pregne di una sconfinata solitudine e di una struggente melanconia.
Mario Sigfrido Metalli
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