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giovedì, febbraio 15, 2024

IL CUORE HA LE SUE RAGIONI CHE LA RAGIONE NON CONOSCE - sculture di Lillo Giuliana dal 24 febbraio 2024 al Centro d'Arte e Cultura "Piero Montana"

 



24 febbraio alle ore 17,30 nei locali del Centro d'Arte e Cultura "Piero Montana" sarà inaugurata la mostra di scultura di Lillo Giuliana dal titolo "Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce".

Il titolo richiama volutamente un assai noto pensiero del mistico filosofo francese, Blaise Pascal, in quanto l'opera di Giuliana non è altro che un'espressione di rivolta contro il dogmatismo concettuale, che ha imperato in alcune tendenze della più recente arte d'avanguardia. Richiamandosi a Pascal il nostro artista fa proprio un pensiero che vuole attuarsi nell'equilibrio tra l'esprit de finesse e l'esprit de geometrie, in parole povere nell'equilibrio tra l'intuizione e il rigore della meditazione. Le sculture di Giuliana tendono pertanto a scardinare ogni impianto concettuale di un'opera fondata esclusivamente sulle idee, sul pensiero e soprattutto sul suo meccanismo logico-semiotico. Quel che al contrario mette in giuoco Giuliana nelle sue sculture é l'irruzione di un quid assai intimo e personale. E' l'irruzione del sentimento e dell'emozione che prende il sopravvento su idee astratte e teoriche, su quell'aspetto prettamente mentale, che da Duchamp in poi fino ad arrivare a Kosuth e ai suoi tanti epigoni, é stato a tal punto privilegiato da convincerli di eliminare dalle loro "opere" l'elemento estetico.

Giuliana in rivolta contro gli artisti concettuali fa invece dell'elemento estetico, da intendere non solo come elemento formale ma anche nel suo originario significato greco, quello del sentire, il fulcro della realizzazione dell'opera.

Quest'opera per il nostro artista ha origine non dalla sua testa, dalla sua mente bensì dal suo cuore.

E' l'emozione, il sentimento, è la nostalgia di un tempo delle origini, del tempo felice e spensierato dell'infanzia che trova piena espressione nel luduspuerorum (nel giuoco dei fanciulli), che viene a dare forma alle sculture di Giuliana, invenzioni frutto della sua immaginazione creatrice, di un immaginario essenzialmente poetico. Un immaginario che vola alto pur concretizzandosi in un equilibrio formale di volumi artisticamente realizzati e che danno vita alle sue sculture.

 

CENTRO D’ARTE E C ULTURA “PIERO MONTANA”










IL CUORE 

HA LE SUE RAGIONI

 CHE LA RAGIONE 

NON CONOSCE

Pascal


Dal 1965 al 1980, come si sa, abbiamo assistito a una intensa produzione dell’arte concettuale, di un’arte fondata esclusivamente sulle idee, sul pensiero e sul suo meccanismo logico-semiotico.

Quest’arte si presentava come ultima espressione di un’avanguardia, che già con il dadaismo aveva dichiarato guerra alla tradizione, con l’abolizione di ogni accademismo e di un mestiere che gli artisti del passato mostravano di padroneggiare egregiamente nella realizzazione delle loro opere.

L’arte concettuale si presentava allora come l’ultimo prodotto della modernità in netto contrasto con la tradizione, che di certo, da quel che ci ha lasciato in eredità, oltre la ricerca formale della perfezione artistica spesso conseguita nelle opere d’arte, mostrava orizzonti culturali più ampi e soprattutto estesi al Mondo del Sacro e dello Spirito. 

L’ arte concettuale che di certo deve molto a Duchamp, che finì nella sua arte per rifiutare il piacere estetico, il piacere dato dal godimento dell’occhio, della vista, finendo per privilegiare invece solo il mentale, quest’arte, dicevamo, non era allora che l’ultimo prodotto della modernità, che ancora oggi poggia le sue fondamenta solo sulla realtà visibile del mondo esteriore, materiale, che René Guénon, famoso pensatore del tradizionalismo integrale, definisce come il regno della quantità, il regno della sola manifestazione oggettiva della realtà materiale, che la filosofia scolastica definiva sostanza in contrapposizione alla forma da intendere in senso aristotelico, in contrapposizione dunque all’essenza, alla qualità. Essenza e qualità, che stanno all’origine del nostro mondo fisico, ma che hanno il loro principio al di là di esso, in un mondo altro, oltre la realtà visibile del fisico, in un mondo allora per l’appunto metafisico.

Questi due mondi, il fisico e il metafisico, per un grande pensatore russo del 900, Pavel Florenskij perseguitato dal regime comunista, sono costituiti dal Visibile e dall’Invisibile. Infatti in uno dei suoi libri più celebri, Le porti regali, che è un saggio sulle icone russe, Florenskij sostiene che la vera importanza dell’arte consiste nel potere che essa detiene nello squarciare il velo del visibile per farci penetrare in una realtà altra che non è di qua giù.

La vera opera d’arte s’ammanta pertanto di un’aura, che non è altro che la manifestazione della trascendenza, manifestazione dunque di un altro mondo, il mondo del non manifesto, dell’Invisibile.

La mentalità moderna, in quanto fondata sul regno dell’oggettività materiale, che padroneggia servendosi strumentalmente del pensiero razionale fornitole dalla logica,  ha bandito dal suo campo di osservazione la sfera del trascendente e della metafisica, finendo per esercitare una grande influenza anche nel campo dell’arte con conseguenze, che non possiamo non definire nefaste, giacché ha attuato un’operazione inconcepibile nel mondo tradizionale proprio del nostro passato, quella di eliminare cioè  dal suo contesto culturale, comprendente anche quello artistico, ogni manifestazione o semplice riferimento al trascendente, a quella qualità, che per René Guénon, ha per contenuti la forma, intesa da Aristotile, come essenza, come anima o mondo interiore contrapposto al mondo esteriore della realtà che, percepita dai sensi, viene poi elaborata ed indagata dalla logica del pensiero razionale.

E’ proprio la razionalità del pensiero che viene messa in atto da un meccanismo logico-semiotico a divenire espressione culturale assai significativa nel nostro tempo. Espressione questa che l’arte concettuale ha inteso affermare anche in campo estetico, mettendo da parte quel che da sempre costituiva l’interesse maggiore per essa: la perfezione, la sua bellezza e soprattutto il suo mistero, la sua indecifrabilità, finendo dunque per mettere da parte la sua immaginifica aura, che traspariva dalla realizzazione delle sue opere più sublimi.

Abbiamo parlato dell’arte concettuale perché quella di uno scultore, di cui veniamo ad occuparci, è un’arte che sta da un’altra parte e precisamente all’opposto di quella concettuale.

Quest’arte è quella scultorea di Lillo Giuliana, che bandisce dalle sue opere proprio il procedimento logico-semiotico del pensiero razionale, elaborato grazie all’uso strumentale dei segni di cui si finisce per privilegiare in maniera predominante solo la parte costituita dai significati con l’esclusione dei significanti che stanno a fondamento di ogni linguaggio.

L’opera di Giuliana va anzitutto attenzionata per la dimensione davvero molto personale che presentano le sue sculture realizzate in un equilibrio dei volumi ordinati su un piano in cui l’aspetto ludico è la parte essenziale. Un ludico che fa spesso riferimento alle semplici invenzioni della nostra infanzia. Invenzioni dunque suggerite all’artista da un immaginario essenzialmente poetico e creativo nonché dal sentimento e dalla nostalgia di un tempo felice e spensierato proprio dell’età dell’innocenza più che da pensieri e formulazione di idee prettamente logiche e concettuali. Idee queste che non vengono neppure espresse nella realizzazione delle installazioni in cui il nostro scultore si serve delle lettere dell’ordine alfabetico.

Infatti queste lettere nell’opera che ha per titolo “Ogni cosa a suo posto” sono disposte a caso, essendo esse non finalizzate all’uso strumentale della comunicazione discorsiva, dunque situate in modo tale che nel loro insieme non possano presentare alcun significato.

Queste lettere infatti di diverso colore e dimensione vogliono forse formare una sorta di alchimia del verbo, un’alchimia delle vocali e delle consonanti, come solo Rimbaud poteva formulare in una sua famosa poesia. Di certo Giuliana in questa sua opera vuole però mantenersi esclusivamente nel piano formale dell’invenzione linguistica espressa in un giuoco partorito dalla fantasia, senza dunque alcuna pretesa di comunicare un messaggio comprensibile dal nostro intelletto. Questa disseminazione casuale di lettere nello spazio non ha, dicevamo, alcun significato, essendo esse nel loro assemblaggio solo elementi compositivi di un’opera aperta senza alcuna griglia semantica alla base, volendo offrirsi così a una molteplicità di letture, di interpretazioni critiche. In questo l’opera “Ogni cosa a suo posto” già nel titolo paradossalmente indica un ordine nel disordine, un ordinamento tuttavia dei suoi elementi compositivi esistente di certo fuori dalle nostre categorie di pensiero, dunque esistente sul piano della immaginazione creatrice.

 Quest’opera, questa installazione di lettere disposte spazialmente a caso, in un certo modo allora ci rinvia alla scrittura asemica, cioè proprio a una scrittura che, volutamente priva di significato, nel vuoto semantico aperto dalla sua assenza, si apre alla presenza di tutti i sensi, di tutti i significati che una lettura critica può e deve attribuirle.

Ma al di là di questo, chiamiamolo, giuoco tra presenza-assenza nell’opera scultorea di Giuliana, davvero molto importante ci sembra l’equilibrio, che il nostro artista realizza nei suoi lavori, tra “l’esprit de geometrie” e “l’esprit de finesse”, punti questi fondamentali del pensiero di Pascal. Il filosofo e mistico francese riteneva infatti che nell’uomo comune ma anche e soprattutto nell’artista fosse insita una componente geometrica, atta a misurare la realtà per meglio comprenderla, ma anche qualcosa di meno strumentale rispetto alla misurabilità. Questo qualcosa Pascal lo definiva per l’appunto come espressione dell’”esprit de finesse”, che chiamava anche cuore.

Con questa distinzione fondamentale tra “esprit de geometrie” ed “esprit de finesse” il nostro filosofo e mistico intendeva affermare che l’uomo ha due possibilità per giungere alla verità essenziale. Queste due possibilità che conducono al vero sono date da due vie, la via geometrica propria della misurabilità razionale, che si manifesta nella ragione e la via intuitiva, cioè la capacità di giungere all’essenziale e che ha la sua sede nel cuore. 

Per Pascal le cose che più contano nella vita non si colgono con la ragione bensì con il cuore. Il cuore sede del sentimento e dell’intuizione è perciò superiore alla ragione.

I procedimenti logici e razionali per il nostro mistico filosofo non risolvono i veri problemi dell’uomo. L’eterogeneità fra ragione e cuore è espressa in un assai noto pensiero pascaliano, da cui abbiamo tratto il titolo del testo scritto per presentare l’opera scultorea di Giuliana: “Il cuore ha le sue ragioni che la 

 ragione non conosce”.

Infatti per noi la peculiarità essenziale dell’opera del nostro scultore è costituita dall’espressione del sentimento e dell’intuizione che porta all’invenzione creativa piuttosto che a delle realizzazioni artistiche suggerite dalla ragione e dallo spirito geometrico. Però dobbiamo anche dire che nelle opere del nostro scultore lo spirito geometrico non è del tutto assente, essendo una componente non trascurabile di esse. Infatti la scultura di Giuliana si caratterizza proprio per un giuoco formale in cui fondamentale è l’equilibrio tra “esprit de geometrie” ed “esprit de finesse”.

In questo giuoco, che non è altro che un divertimento del nostro artista nel contesto di una equilibrata realizzazione plastica dell’opera, va infatti pure ricercata l’essenza di un linguaggio essenzialmente poetico espresso nelle soluzioni compositive, che vengono ad essere realizzate grazie all’intuizione ed alle invenzioni di una immaginazione creatrice, congeniale all’indole di un autentico artista, ma anche di un uomo che nella nostalgia dell’età felice e spensierata dell’innocenza, viene a realizzare opere ispirate a un Eden, da cui l’inesorabilità del trascorrere veloce del tempo assai presto trae fuori.

Piero Montana


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