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mercoledì, dicembre 09, 2015

ROMA SOTTERRANEA - la fonte di Anna Perenna

la Fonte di Anna Perenna e le ninfe (sotterraneo


 Fonte di Anna Perenna e le ninfe (sotterraneo)


Anna Perenna era un'antica divinità romana delle origini, festeggiata il giorno delle Idi di marzo, il primitivo capodanno romano, la festa si svolgeva in un bosco consacrato a suo nome, lungo il fiume Tevere.   

IL CULTO DELLA DEA Anna Perenna e la fonte

15 Marzo, in un bosco consacrato al suo nome, lungo il fiume Tevere, si celebrava la sua festa, festa in onore di una delle divinità più antiche e misteriose del pantheon romano: Anna Perenna. In questa festa fiumi di vino scorrevano senza posa, perché ogni coppa di vino che si riusciva a mandare giù simboleggiava un anno in più da vivere. Inoltre Ovidio ci ha lasciato scritto che si mangiava bene e si faceva sesso in queste feste di Anna Perenna. Quindi una dea che invitava all'abbandono di ogni rigidità morale e al godimento della vita nei suoi aspetti più immediati.

Ma chi era questa dea che a definirla tale si fa comunque fatica per la scarsità di notizie sul suo conto?

Tre sono i racconti che il mito ci ha lasciato.

Nel primo Anna è la sorella di Didone che dopo la morte di costei segue Enea nel Lazio. Enea la accoglierebbe volentieri ma Lavinia è gelosa e ne prepara la morte. Finisce in un fiume (il numico: mai identificato) e si trasforma in una ninfa. Dal fiume perenne vien detta Anna Perenna

Il secondo invece riguarda una buona donna che avrebbe sfamato con le sue focacce la plebe durante una carestia e a perenne monito del suo gesto le si sarebbe intitolata una statua e il culto.

L'ultimo racconto spiega l'uso per cui le fanciulle per bene cantano canzoni oscene.
 Marte voleva congiungersi con Minerva e chiede ad Anna, da poco dea, di aiutarlo. Questa lo beffa travestendosi da Minerva e giacendo con lui. Così il dio è beffato e il pudore di Minerva salvo.
 Anna Perenna era identificata anche in altro modo: era la Luna , o Temi o una figlia d'Atlante, insomma ella diventava una simbolo soprattutto augurale forse dovuto anche al fatto che la tradizione popolare la vedeva nelle campagna di Boville a portare cibo e bevande alla gente plebea che s'era rifugiata sul monte Sacro ed il nome Perenna sarebbe un diminutivo di perennitate cultus.

La festa era comunque una data che faceva iniziare ufficialmente la primavera e quindi era un augurio alla buona stagione contadina visto che la Dea era di sicuro un simbolo naturistico e probabilmente il suo culto affonda le radici più profonde nel sistema contadino che tanto influì sull'Urbe.

L'antico culto di Anna Perennis è testimoniato in età romana nell'Italia Centrale. In realtà si sa ben poco di questa Dea, forse perché si sa poco o nulla dei Misteri Femminili

Ovidio, nel terzo libro dei suoi Fasti, riferisce versioni molteplici su Anna Perenna, tutte incerte e almeno in parte di sua invenzione. Un'altra opera latina in cui compare la figura della Dea sono i Saturnalia di Microbio, dove viene dipinta come Dea piena di letizia e di buona fortuna. Le informazioni del testo, però, riguardano il culto nella sua forma esteriore e popolare.

Il culto iniziatico di Anna Perenna era riservato a sole donne, anzi a donne particolari.
Negli ultimi anni sono avvenuti alcuni ritrovamenti archeologici, proprio nell'area in cui le testimonianze antiche collocavano un punto di culto della Dea, cioè un'area nei pressi della via Flaminia, ai piedi dei Monti Parioli, presso cui, secondo il mito, sorgeva il bosco sacro della Dea di cui parla Ovidio. Lo scavo dell'area portò alla scoperta di un edificio di oltre 2000 mq di superficie, con la tipica struttura della villa romana (villa dell'Auditorium) vicina al leggendario bosco di Anna. Questa villa era molto probabilmente un luogo di culto annesso al santuario (un santuario dell'acqua e delle fonti).

Poco lontano un altro ritrovamento ci fu durante uno scavo all'angolo tra Piazza Euclide e via Dal Monte, si tratta di una fontana rettangolare su cui si può leggere la seguente frase: NYMPHIS SACRATIS ANNAE PERENNAE, cioè “alle ninfe consacrate ad Anna Perenna”.
Nella cisterna che alimentava la fonte della fontana vennero ritrovate oltre cinquecento monete, decine di lucerne ad uso rituale e rarissimo,dieci contenitori all'interno dei quali si sono trovate figurine antropomorfe modellate in argilla cruda o cera con iscrizioni greche sul petto e sulle spalle, pigne, gusci di uova, rametti e tavolette di legni diversi. Ma il ritrovamento più interessante fu un pentolone di rame con tracce di bruciato.

Gli studiosi considerano questi materiali come strumenti rituali commessi al culto di Anna Perenna, e che la fontana fosse annessa al santuario della Dea e delle Ninfe acquatiche. Robert Graves nella “Dea Bianca” dimostra, a conclusione di una lunga disanima dei dati del mito antico dall'Irlanda al nord Europa che, “…in realtà, se si cerca un nome unico, semplice e onnicomprensivo per la grande Dea, Anna è il migliore.

Lo studioso ripercorre le tracce che ricollegano l'Anna degli Italici con la Dana o Ana o Anan della mitologia irlandese, Dea della duplice natura: buona madre che allatta e alleva, Dea dell'abbondanza ma anche una delle tre Moire (Ana, Badb e Macha) note complessivamente come Morrigan; con la Annis , Agness e Agnes della tradizione popolare britannica; con la Dea danese Yngona; con la Dea sumerica Anna-Nin o nana; con la dea Avestica Ana-Hita, che i greci chiamavano Anaitis e i persiano Ana-hid, lo stesso nome che davano al pianeta Venere; con la cretese Ariane e con la Miriam , Mariam o Mariane, nomi che la “fruttifera madre del cielo” assumeva in un'area compresa tra Egitto, Cipro ed Eufrate.
Persino Atena, secondo Graves, sarebbe un altro tipo di Anna, da Ath-enna, per fusione con il nome Neith usato in Libia sempre per la medesima grande Dea, principio metafisico del cosmo che è sempre uguale a se stesso nonostante le diverse forme che può assumere nei tempi e nei luoghi diversi.

Per quanto riguarda l'etimologia, Anna può coincidere con il latino Amnis, “fiume”, ”corrente”, quindi Anna Perenna come “corrente perenne, eterna”: forse in tale chiave, da Dea rappresenta ed incarna il flusso continuo di energia vitale che continuamente genera gli esseri e le forme.

E' anche una Dea dell'anno nuovo connessa alla luna oltre che nutrimento perenne e principio divino di tutto.

In un'altra lingua indo-europea, il sanscrito, Anna significava “cibo”. Anna era l'essenza vitale del cosmo analoga alle acque: “di anna, dicono gli induisti, ogni vita è materiata e sostenuta e da essa assorbita”, afferma uno studioso. Il principio divino, in molti miti, era raffigurato simbolicamente come una misteriosa terra (origine della vera Vita perenne al di là delle apparenze del mondo storico), oltre il mare, difficilissima da raggiungere e retta da una Dea, oppure da una Regina o Sacerdotessa sovrana.

Per i Celti questa era la terra dei Tuatha de Danann che significa “gente della Dea”, cioè di Dana o Ana.

Nella fontana, alimentata dall' Aqua Virgo, durante le Idi si usava fare il bagno, per propiziarsi un anno prospero. E si usava gettare monete nella vasca: gli archeologi ne hanno ritrovate 640, di varie epoche. Ma, spiega la professoressa Piccaluga , di Anna Perenna e della sua acqua magica ci si poteva servire anche per scopi meno nobili

Festa di Anna Perenna 
Un “mito”, dalla duplice versione, è ricordato il 15 di marzo, giorno delle idi, con la festa di Anna Perenna

Personaggio strano e dalle origini incerte, Anna è spesso rappresentata come una donna anziana e si ritiene che rappresenti per i romani la personificazione del ciclo dell'anno, anche se Ovidio ci fornisce ben due diverse versioni sulla sua vera identità. Secondo la prima, la donna sarebbe niente di meno che la sorella di Didone, la sfortunata amante di Enea. Fuggita da Cartagine durante una invasione della città, Anna sarebbe approdata nel Lazio e accolta da Enea. L'ospitalità del re nel suo palazzo è però di breve durata, perché la presenza di Anna suscita immediatamente la gelosia di Lavinia che medita di uccidere la sua presunta rivale. Intuendo il pericolo Anna fugge dal palazzo gettandosi nelle acque del fiume Numicio, il cui dio decide di proteggerla trasformandola in una ninfa. Dal gorgoglio delle acque, coloro che la stanno cercando, odono allora scaturire una voce che allude a "onde perenni" (amne perenne) da cui il nome di Anna Perenna.

La seconda versione, invece, si rifà alla prima rivolta della plebe a Roma avvenuta nel 494 a .C.
I rivoltosi, rifugiatisi sul Monte Sacro, sarebbero stati sfamati ogni giorno da una vecchia, Anna, poverissima ma non per questo non generosa, che ogni mattina distribuisce loro del pane impastato con le sue mani. E' solo grazie all'aiuto di Anna che il popolo riesce a resistere. I romani, grati, ricompensano in seguito la vecchia dedicandole una statua.

Qualunque sia la sua vera identità, Anna viene successivamente deificata rendendosi poi protagonista di un episodio piccante che ben si adatta al clima di generale gozzoviglia dei festeggiamenti in suo onore.
Durante la festa, infatti, i romani banchettano all'aperto, ballano, cantano a squarciagola storielle oscene e si ubriacano senza remore, convinti di potersi allungare la vita di tanti anni quanti boccali di vino riusciranno ad ingurgitare.

L'episodio a "luci rosse" cui ci si riferisce è l'inganno perpetrato da Anna ai danni di Marte. Pare infatti che il dio, poco dopo l'ascesa di Anna al mondo degli immortali, le chieda di intercedere in suo favore nei confronti della incorruttibile Minerva (la greca Athena) della quale si è invaghito. Dopo lunghi patteggiamenti Anna fa credere a Marte di essere stato invitato in segreto dalla sua amata ad incontro galante. Marte si presenta nell'alcova e consuma ore di sfrenata passione con una compagna velata. E' solo quando ella si scopre il volto e lo beffeggia, che il povero Marte si rende conto che la donna altri non è se non la stessa Anna .

Interpretazioni storico religiose

 Dumezil associa Anna Perenna al ciclo annuale della luna e delle stagioni, un Essere a se stesso perenne, ma in movimento dovuto allo scorrere del tempo paragonato al dio indiano antico Anna Purna.
Secondo alcuni italianisti e studiosi questa figura e il valore del suo culto e del suo mito è alla base della letteratura a cavallo tra l'ermetismo e il simbolismo.

I testi sono tratti da :
1-Da http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=6724317 .
2-Da http://www.saturniatellus.com/portale/viewtopic.php?p=5650
3- Da http://archiviostorico.corriere.it/2003.

Archeologia:
•  La scoperta: La fontana di Anna Perenna è stata rinvenuta nel 1999 durante gli scavi per un parcheggio interrato all'angolo tra piazza Euclide e via G. Dal Monte, nel quartiere Parioli a nord di Roma. Lo scavo, effettuato ad una profondità compresa tra circa i 6 e i 10 metri dal piano stradale, ha portato alla luce i resti di una fontana di forma rettangolare con iscrizioni murate che riportano il nome della dea. Anna Perenna era un'antica divinità romana delle origini, festeggiata il giorno delle Idi di marzo, il primitivo capodanno romano, così come testimoniatoci da Ovidio nei Fasti.

La fontana sembra essere attestata almeno dal IV secolo a.C. ed utilizzata fino al VI secolo d.C. Nella cisterna retrostante la fontana sono stati trovati nel fango rappreso svariati oggetti utilizzati per pratiche magiche e riti religiosi: laminette in piombo con maledizioni, contenitori di piombo contenenti figurine antropomorfe, un pentolone di rame e svariate monete e lucerne. Questi ed altri oggetti sono oggi conservati nella Sezione Epigrafica del Museo Nazionale Romano presso le Terme di Diocleziano. La visita alla fontana è introdotta da un percorso che descrive la topografia dell'area in epoca romana, che inizia presso una grotta alle pendici dei monti Parioli e prosegue con la descrizione dei resti di un edificio di età romana conservato presso l'Auditorium.



La scoperta dei rituali magici praticati alla fontana di Anna Perenna con la presenza dei contenitori sigillati ermeticamente con vere e proprie “ bambole voodoo” al loro interno, sta completamente cambiando la prospettiva e le conoscenze sul rapporto degli antichi con la sfera magico-religiosa. La presenza di vere e proprie maghe professioniste alla fontana di piazza Euclide fornisce una nuova prospettiva sul rapporto tra l'uomo e la religiosità antica

Nel 2000 gli investigatori hanno collaborato con la Soprintendenza archeologica di Roma, in seguito al rinvenimento di alcuni contenitori di piombo all'interno della fonte dedicata alla dea “Anna Perenna”. Sono stati ritrovati tre cilindri, chiusi uno dentro l'altro. Il più piccolo era sigillato con del materiale su cui erano impressi frammenti di impronte papillari, individuate dall'esame della polizia .



 Paleobotanica: P1 = Rinvenimenti lignei e carpologici nella fonte sacra di Anna Perenna (Roma), testimonianze di un paesaggio e di un culto antico

I recenti scavi archeologici diretti dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, condotti tra la fine del ‘99 e l'inizio del 2000 durante la costruzione di un parcheggio sotterraneo in piazza Euclide, hanno portato alla scoperta del sito di un antico culto dedicato alla divinità Anna Perenna: i resti della fonte sacra con la retrostante cisterna ( lacus ), e alcune iscrizioni votive con riferimenti alla dea e alle ninfe (1). All'interno del lacus sono stati rinvenuti manufatti, eccezionali per numero e tipologia, legati all'aspetto cultuale (monete, gusci d'uovo) e a riti magici (lucerne con defixiones , figurine antropomorfe rinchiuse in contenitori di piombo), insieme a numerosi frammenti lignei e carpologici (frutti e semi)
(2). Lo studio dei reperti archeobotanici ha avuto il fine di conoscere e caratterizzare un tratto del bosco sacro ( nemus ) finora conosciuto solo nelle fonti storiche (Marziale e Ovidio), nonché di avere testimonianze della sua frequentazione da parte di visitatori. I macroresti provengono dal sedimento scavato prevalentemente all'interno della cisterna e in misura minore nella vasca della fontana. Per la presenza delle monete, il materiale può essere datato tra l'inizio del I e la fine del IV secolo d.C. Complessivamente sono stati analizzati e identificati più di 170 frammenti lignei e circa 40 reperti carpologici, la cui conservazione è stata favorita dalla giacitura in ambiente saturo di acqua e povero di ossigeno nel sedimento argilloso.
Sono state identificate specie costitutive di associazioni forestali proprie di un clima di tipo mesomediterraneo, in cui coesistono formazioni miste a latifoglie mesofile ( Acer sp. , Carpinus sp., Castanea sativa Miller , Quercus cerris L. , Tilia sp. , Ulmus sp.) e a sclerofille mediterranee ( Quercus ilex L. , Phillyrea sp. , Viburnum sp.). Tale tipo di vegetazione si è conservata fin quasi ai nostri giorni (3), sebbene progressivamente ridotta per l'espansione urbanistica nell'area circostante il sito di rinvenimento archeologico. Tra i reperti lignei analizzati, molti presentano tracce di lavorazione più o meno accentuata. L'elevata concentrazione di reperti lignei lavorati e non lavorati, nello spazio limitato della cisterna ( 30 m3 ), può essere spiegata come effetto sia di un rituale sia di un possibile riempimento del lacus con materiale raccolto in prossimità della fonte, nella fase di abbandono del culto (V sec. d.C.). I reperti carpologici consistono in pigne ( Pinus pinea L.) e frutti o semi riferibili a specie diffuse nell'area mediterranea o favorite dall'uomo per il consumo alimentare sin dall'epoca romana ( Vitis vinifera L., Prunus dulcis (Miller) D.A. Webb, P. persica (L.) Batsch,
Corylus avellana L., Juglans regia L.). L'assenza di una diretta relazione tra i reperti carpologici e quelli lignei, ha consentito inoltre di formulare alcune considerazioni sul loro valore simbolico nel culto di Anna Perenna.

da www.poliziadistato.it

da www.dipbot.unict.it

Testi e web sull'archeologia:
A. Altieri, G. Galotta Istituto Centrale per il Restauro, Piazza S. Francesco di Paola, 9 – 00184 Roma. Da www.pierreci.it
Testi sulla parte paleobotanica:
1) M. Piranomonte (2002) Annae Perennae Nemus (48), in: Lexicon Topographicum Urbis Romae, Suburbium(A. La Regina ) vol. I (A-B), Edizioni Quasar.
2) AA.VV. (2002) Il santuario della musica e il bosco sacro (a cura di M. Piranomonte), Electa, Milano.
3) B. Anzalone (1952) Residui di vegetazione spontanea in Roma, i Monti Parioli, Nuovo Giornale Botanico Italiano, LIX (2-4).


OVIDIO:

Idibus est Annae festum geniale Perenne
non procul a ripis, advena Thybri, tuis
Plebs venit ac virides passim disiecta per herbas
potat et accumbit cum pare quisque sua.
Sub Iove pars durat, pauci tentoria ponunt,
sunt quibus e ramis frondea facta casa est:
Pars, ubi pro rigidis calamos statuere columnis,
desuper extentas imposuere togas. 530
Sole tamen vinoque calent annosque precantur
quot sumant cyathos ad numerumque bibunt.

……………………………………………………….

Illic et cantant quicquid didicere theatris 535
Et iactant faciles ad sua verba manus
et ducunt posito duras cratere choreas
cultaque diffusis saltat amica comis.
Cum redeunt, titubant et sunt spectacula volgi
et fortunatos obvia turba vocat.

540 I Fasti

“Nelle Idi si celebra la gioiosa festa di Anna Perenna non lontano dalle tue rive, o Tevere forestiero. Viene la plebe e, sparsa qua e là sulla verde erba,s'inebria di vino,e ognuno si sdraia con la propria compagna.

Parte resiste sotto il nudo cielo; pochi piantano : le tende;alcuni con rami fanno una capanna di frasche; parte, piantate canne invece di rigide colonne, vi pongono sopra le toghe dopo averle dispiegate. Ma si scaldano di sole e di vino, e si augurano tanti anni quante sono le coppe che bevono,e le contano bevendo

Lì anche cantano tutto ciò che imparano a teatro, e accompagnano le parole con agili gesti delle mani; deposte le coppe intrecciano rozze danze, e l'agghindata amica balla con la chioma scomposta.

Al ritorno barcollano,danno spettacolo di sé a tutti e la gente che li incontra li chiama fortunati”.

da www.imperium-romanum.it

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