ARTE E CREATIVITA'

il gioco della mente e del corpo con la materia
per costruire
forme sempre nuove
e messaggi sempre diversi
per imparare
l'arte di vivere

sabato, ottobre 31, 2015

La meraviglia del velo svelato

Giuseppe Sanmartino e il mistero del ‘Cristo velato
maggio 16, 2015 by restaurars

di Laura Corchia

Posto al centro della navata della Cappella Sansevero, il ‘Cristo velato’ (1753) di Giuseppe Sanmartino è una delle opere più note e suggestive al mondo. La scultura fu commissionata da Raimondo di Sangro a Giuseppe Sanmartino, un giovane artista napoletano. Nelle intenzioni del committente, l’opera doveva rappresentare “Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua”.

3

L’artista scolpisce la figura sotto un sudario che sembra ancora palpitare di vita. La figura del Cristo morto, scarnificata dal martirio, è misericordiosamente accolta dalle morbide coltri. Le pieghe del velo tormentate e caratterizzate da un ritmo convulso incidono una sofferenza profonda, quasi che la pietosa copertura rendesse ancor più nude ed esposte le povere membra, ancor più inesorabili e precise le linee del corpo martoriato. La fronte è attraversata da una vena gonfia e palpitante, il costato è scavato e liberato dalla sofferenza, mentre i piedi e le mani lasciano intravedere le trafitture dei chiodi. Lo scultore “ricama” minuziosamente i bordi del sudario o si sofferma sugli strumenti della Passione posti ai piedi del Cristo.

Se si volesse cercare un parallelo in pittura, la mente correrebbe subito al bellissimo Cristo morto di Brera dipinto da Andrea Mantegna tra il 1475 e il 1478.
Mantegna_Andrea_Dead_Christ

Questa straordinaria opera è stata meta di pellegrinaggi fin dal XVIII secolo. I visitatori, di fronte a questo miracolo dell’arte, sono da sempre rimasti sconcertati e rapiti. Tra i moltissimi estimatori si ricorda Antonio Canova, che durante il suo soggiorno napoletano provò ad acquistarlo e si tramanda dichiarasse in seguito che avrebbe dato dieci anni di vita pur di essere lo scultore di questo marmo incomparabile.

??????????

E ancora: nelle sue memorie di viaggio il marchese de Sade esaltò “il drappeggio, la finezza del velo […] la bellezza, la regolarità delle proporzioni dell’insieme”; Matilde Serao consacrò in un densissimo scritto tutta la passione significata dalle fattezze del Cristo; il maestro Riccardo Muti ha scelto il volto del Cristo per la copertina del suo Requiem di Mozart; lo scrittore argentino Hector Bianciotti ha parlato di “sindrome di Stendhal” al cospetto del velo marmoreo “piegato, spiegato, riassorbito nelle cavità di un corpo prigioniero, sottile come garza sui rilievi delle vene”. Da ultimo, in un’intervista rilasciata a «Il Mattino», Adonis, uno dei più grandi poeti contemporanei, ha definito il Cristo velatopiù bello delle sculture di Michelangelo”.

??????????

Ciò che stupisce di più è la trasparenza del velo, quasi frutto di un misterioso prodigio. Raimondo di Sangro era noto per le sue attività di alchimista e di audace sperimentatore. Per molto tempo si è creduto, infatti, che il velo fosse frutto di un processo alchemico di “marmorizzazione” compiuto dal principe di Sansevero. In realtà la scultura è interamente realizzata in marmo, ricavata da un unico blocco di pietra, come si può constatare da un’osservazione scrupolosa e come attestano vari documenti coevi alla realizzazione della statua. Ricordiamo tra questi un documento conservato presso l’Archivio Storico del Banco di Napoli, che riporta un acconto di cinquanta ducati a favore di Giuseppe Sanmartino firmato da Raimondo di Sangro (il costo complessivo della statua ammonterà alla ragguardevole somma di cinquecento ducati). Nel documento, datato 16 dicembre 1752, il principe scrive esplicitamente: “E per me gli suddetti ducati cinquanta gli pagarete al Magnifico Giuseppe Sanmartino in conto della statua di Nostro Signore morto coperta da un velo ancor di marmo…”. Anche nelle lettere spedite al fisico Jean-Antoine Nollet e all’accademico della Crusca Giovanni Giraldi, il principe descrive il sudario trasparente come “realizzato dallo stesso blocco della statua”. Lo stesso Giangiuseppe Origlia, il principale biografo settecentesco del di Sangro, specifica che il Cristo è “tutto ricoverto d’un lenzuolo di velo trasparente dello stesso marmo”.

La leggenda del velo, però, è dura a morire. L’alone di mistero che avvolge il principe di Sansevero e la “liquida” trasparenza del sudario continuano ad alimentarla. D’altra parte, era nelle intenzioni del di Sangro suscitare meraviglia: non a caso fu egli stesso a constatare che quel velo marmoreo era tanto impalpabile e “fatto con tanta arte da lasciare stupiti i più abili osservatori”.



La Cappella Sansevero a Napoli: il velo del Cristo è frutto di un processo alchemico

agosto 17, 2015 by restaurars

di Selenia De Michele

Nel vasto panorama di artisti e di mecenati che hanno avuto a che fare con l’alchimia e i suoi segreti, sicuramente degno di nota è il Principe di Sansevero. Su questo personaggio, ritenuto fino a pochi anni fa un mago-stregone, si sta procedendo ad un’adeguata e seria riabilitazione grazie alla scoperta recente di numerosi documenti, anche autografi dello stesso principe, che ne ripropongono la figura come quella di uno scienziato, inventore di macchine idrauliche e pirotecniche, uomo assai colto, ma soprattutto alchimista.

Cappella Sansevero Interni Cristo Velato

La scoperta dei nuovi documenti in parte rinvenuti presso l’Archivio Notarile di Napoli si deve alla studiosa napoletana Clara Miccinelli. Il soggetto più interessante ai fini del suo rapporto con l’alchimia è la statua marmorea del Cristo velato, opera dello scultore Giuseppe Sammartino. La celebre scultura è posta nella parte centrale del pavimento nella Cappella Sansevero: sopra una base con panneggio in marmo bardiglio, si trova la statua velata del Cristo poggiante su un materasso con due cuscini. L’esecuzione del velo, trasparente sul corpo senza vita, è straordinaria, con effetti plastici che meravigliano tanto realistica ne è l’esecuzione. La notizia sta nella recente scoperta che il velo non è di marmo, come si era finora creduto, bensì di stoffa finissima, marmorizzata con un procedimento alchemico dal Principe stesso a tal punto da costituire insieme alla scultura sottostante un’unica opera. Nell’Archivio Notarile è stato rintracciato il contratto tra Raimondo di Sangro ed il Sammartino per la realizzazione della statua. In esso si legge che lo scultore si impegna ad eseguire “di tutta bontà e perfezione una statua raffigurante Nostro Signore Morto al naturale da porre nella chiesa gentilizia del Principe”. Raimondo di Sangro si obbliga, oltre a procurare il marmo, “ad apprestare una Sindone di tela tessuta, la quale dovrà essere depositata sopra la scultura; acciò, dipodichè, esso Principe l’haverà lavorata secondo sua propria creazione; e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposto al velo … dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua”. Il Sammartino si impegna inoltre a “non svelare al compimento di essa (statua) la maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricovrente la Statua”. Allo stupefacente contratto si aggiunge un ulteriore documento nel quale è riportata la ricetta per fabbricare il marmo a velo. Se i due documenti stabiliscono senza equivoci i limiti dell’abilità del Sammartino mettono altresì in rilievo il talento alchemico del Sansevero che pone la sua perizia operativa al servizio della sua dottrina ermetica, dal momento che si impegna nella realizzazione di una delle immagini misteriche per eccellenza del simbolismo cristiano, quella della Sindone, il lenzuolo in cui fu avvolto il corpo di Gesù deposto dalla croce.


Nessun commento: