ARTE E CREATIVITA'

il gioco della mente e del corpo con la materia
per costruire
forme sempre nuove
e messaggi sempre diversi
per imparare
l'arte di vivere

martedì, settembre 12, 2006

11 settembre 2006

Per le centinaia di donne che rischiano ogni giorno di morire.
Per tutte quelle che non lo sanno e non lo vogliono sapere.
Per tutte quelle che sono costrette anche per un attimo a vivere nella paura di essere ammazzate o stuprate.
Per tutte quelle che sono costrette a ritenere che essere donna sia una colpa da espiare ogni giorno.
Per tutte quelle che muoiono per cause-non-naturali,perchè non può essere considerata causa naturale la violenza.
E per tutte quelle che sanno ancora sognare, ma non credono alle favole dei maschi, anche a costo della propria vita.
Il tema della violenza, a tutti i livelli, contro chiunque e in ogni sede e particolarmente contro le donne e ciò che esse sono e si pretende che rappresentino, è IL TEMA con cui tutti noi umani dobbiamo, dovremo, confrontarci, senza distinzione, pena l'autodistruzione della specie.
E' necessario e improcrastinabile che ciascun* essere intelligente si ponga quotidianamente come elemento attivo, autocritico e propositivo costante, senza ipocrisie e senza attribuire ad altri, elett* compres*, poteri che non esercita su sé stess*.Ciascun* di noi ha inevitabilmente questo compito se vuole davvero costruire una società di pari, per dignità e rispetto di sé e degli altr* diversi da sé, e di liberi dalla paura e dall'oppressione di altri umani.Le donne, ma anche gli omosessuali e transgender, e tutti coloro il cui comportamento sessuale è di "genere" diverso da quelli promossi, riconosciuti, imposti e propagandati da millenni dal sessismo (maschista) attraverso la religione e il potere, ne sono le vittime "necessarie". Ess** perciò hanno su di sé, se vogliono vivere e non semplicemente sopravvivere, una duplice responsabilità: quella di evitare di farsi eliminare o zittire e nello stesso tempo quella di non collaborare con il sessismo maschista in tutte le sue forme.
E' ben vero che il maschismo sessista talvolta è difficile da riconoscere, perchè troppo socialmente "accettato", e magari presentato in ingannevoli forme accattivanti e rassicuranti, ma proprio le donne dovrebbero preoccuparsi anche di ostacolarne in tutti i modi il nascere e il permanere nei loro figli, anche rinunciando ad averne.

La mancanza di rispetto delle persone coinvolte nelle vicende di stupri e violenze varie, trattate come "cose", "notizie " e non come persone, dei loro sentimenti ed emozioni e della loro vita di esseri umani, l'ipocrisia dei commenti e delle reazioni, ormai standardizzate, mi indignano e mi offendono profondamente, come essere umano e non solo come donna, e dovrebbero indignare ed offendere tutti, perchè sono una ulteriore violenza che accresce e stratifica le precedenti.
Ma evidentemente non è così per tutti, altrimenti non ci sarebbero violenze, ovviamente.Mi indignano e mi offendono la morbosità cinica promossa dai media,oltre che da magistrati, psicoterapeuti e preti, e la troppo spesso scarsa o nulla risposta alle richieste di aiuto preventivo da parte di esponenti istituzionali e/o delle forze dell'ordine, che accomunano vittime e carnefici, quasi a giustificare questi ultimi, addirittura indicandone, magari in modo allusivo le vittime come istigatori....Con conseguenti riscontri in forme perverse e malate di razzismo sessista non solo nelle "reazioni popolari", ma troppo spesso anche in quelle istituzionali e politiche. La risposta alla violenza stratificata nel sociale e nella cosiddetta famiglia, la soluzione a, non è e non può essere l'eliminazione della persona "violenta" (pena di morte) o il carcere, ovvero la costrizione in schemi ulteriori e sempre più ristretti e imposti ( con violenza, rele o minacciata), perchè l'intera società, tutti noi esseri umani insomma, ha costruito la sua intera storia di "civiltà " sulla suddivisione in "forti" e "deboli" e sul predominio (violento) dei primi sui secondi.
Siamo tutti stati educati a privilegiare e affinare la violenza presente nella nostra natura di esseri umani come forma principale e unica di comunicazione sociale, e in tutte le sue forme, dalle più primitive alle più sofisticate e sottili, come elemento principale e meglio apprezzato della nostra identità individuale e di gruppo, suddivisa in "maschile" e "femminile", ciascuna con ambiti e caratteristiche ben delimitati e ormai stratificati fin nell'inconscio, individuale e collettivo.
E potenti poteri fanno di tutto per perpetuare e se possibile rendere ancora più definitiva e totalizzante tale forma di "cultura", mostrando gli effetti del suo dispiegarsi come ulteriore forma di violenza intimidatoria, e acquisendo in tal modo ulteriore potere di distruzione dell'identità individuale in nome di una "identità " collettiva basata unicamente sulla violenza dell'assolutismo fanatico e la prevaricazione della diversità attraverso il terrore.

L'unica possibile risposta è l'educazione alla civiltà del convivere tra noi come specie, senza violenza.
Ma chi può decidere chi è in grado di educare a ciò?Allo stato attuale (da parecchi secoli almeno) i "maestri", specie quelli più pubblicizzati, sono "cattivi maestri", predicano bene e razzolano male, imponendo cinicamente norme comportamentali e legislative che non hanno nulla a che vedere con sentimenti, bisogni ed emozioni individuali, e tutti diversi da quelli prescritti( che essi per primi si guardano bene dal mettere in pratica in prima persona). Né si preoccupano di sollecitare in ciascun essere umano la conoscenza, attraverso lo "studio" di sé, individuale, continuo e incessante della propria intera vita, e il governo di sé, in libertà, quella che trovi il suo solo limite nel responsabile rispetto di quella altrui, quello che io chiamo amore dell'umanità del genere umano...anzi.

Oggi, anniversario della decapitazione di Beatrice Cenci, fanciulla romana di 22 anni, violentata in famiglia e dalle istituzioni dalla sua nascita alla sua morte (1599) e anche dopo, mi sembra un buon giorno per cominciare a farlo seriamente.
Mi auguro che le donne lo facciano e lo facciano anche gli uomini, a prescindere dalle loro identità di genere.
Non basta certo firmare un appello, però per farlo bisogna almeno leggerlo.
E leggendolo forse si coglie l'occasione, mi auguro, di riflettere su di sé e su come ci si pone riguardo al TEMA di cui sopra.
Leggete:
http://www.noidonne.org/index.php?op=articolo&id=743

1 commento:

alba ha detto...

Lettera aperta con preghiera di diffusione.
18 APRILE 2004 - 18 AGOSTO 2006

A poco più di due anni dal nostro caso, ecco che un’altra ragazza lesbica ha dovuto subire uno stupro – politico. Non è senza nome, come le decine, le centinaia che non denunciano o non finiscono sui giornali - si chiama Paola. Ha trent'anni e frequenta Torre del Lago, il "Mama Mia" - l'Eldorado dei Gay e delle lesbiche nuovo millennio.

Nei giorni scorsi mi ha scritto una donna che non conoscevo prima dell'Aprile 2004 - che fu talmente indignata dal silenzio o dagli insulti che dovemmo sopportare da contattarmi personalmente per chiedermene conto. Era sconvolta: «Cinzia, è terribile! Nessuno ricorda Sara...».

L’aggressione che abbiamo subito, non è mai esistita, amica mia. Soprattutto il movimento LGBT* (quello che popola ed anima il ghetto, quello dei leader che siedono in parlamento, vanno in TV, che si fanno interpreti dei nostri bisogni, delle nostre opinioni) ha finto che non sia mai avvenuta o, dopo qualche parola di circostanza, ha girato la testa da un'altra parte. Chi sapeva ha dimenticato in fretta perché non aveva nessun motivo personale per tenerlo a mente, o ne aveva molti per liberarsene.

Sara non ha subito violenza nella pineta dietro al "Mama Mia". L'ha subita in una zona di campagna, nei pressi della mia abitazione, lontano dal palcoscenico, dal ghetto. Non abbiamo denunciato pubblicamente l'accaduto per farci pubblicità (???), come troppi hanno insinuato, ma perché dopo appena 50 giorni la magistratura stava tentando di archiviare la pratica! E non l'abbiamo denunciata subito perché furono i carabinieri a pregarci di non farlo per poter indagare senza avere i riflettori puntati addosso - se avessero saputo che a nessuno importava un fico secco, non si sarebbero dati tanta pena.

Una violenza sessuale, contro una donna lesbica, in provincia di Lucca. Un agguato premeditato, dettato da lesbofobia. Due uomini, alti. Italiani. Le analogie finiscono qui.

Se mai saranno identificati, mi chiedo se a qualcuno verrà in mente di far vedere le loro foto a Sara. Non credo - perché esistono stupri di serie "A" e stupri di serie "B". Stupri da commentare usando il condizionale e stupri garantiti. Stupri stupri e mezzi stupri. Stupri buoni per riempire una pagina di giornale, e stupri di cui non è opportuno interessarsi…

Così, dopo la notizia della violenza sessuale inferta a Paola, mi sono sentita in colpa per aver avuto ragione, inferocita per non essere stata ascoltata. Ho pensato: se alla manifestazione di Lucca fossero venuti in diecimila invece di duecento (ma per la vetrina infranta alla Libreria Baroni furono duemila!), se la comunità LGBT *, le associazioni, gli inquirenti, i politici e i giornalisti avessero fatto il proprio lavoro, oggi, forse, lei e le altre starebbero a cena con le amiche, a ridere e scherzare, invece...

Poi, il colpo di grazia alla mia (alla nostra) emotività già messa a dura prova.

Il 5 Settembre 2006, “La Nazione”, “ Il Tirreno ” e “Il Corriere di Lucca ” pubblicano contemporaneamente la notiziona che l’aggressione avvenuta nel 2004, è stata… archiviata. Accidenti, che tempismo – solo un anno di ritardo!

Gli articoli, a parte le solite fantasticherie riproposte sebbene pubblicamente smentite, forniscono particolari dettagliatissimi sull’indagine, prova che, questa volta, qualcosa a qualcuno l’hanno chiesta. Volevano far fare bella figura agli inquirenti e a loro stessi – gli ipocriti… L’avrebbero fatta se avessero onestamente scritto che l’inchiesta è stata archiviata a meno di dodici mesi dai fatti dopo ben tre tentativi andati a vuoto perché NOI ci siamo opposte (al quarto abbiamo desistito, ovviamente – potevamo aspettarci un miracolo)? Ragionevolmente: QUESTA, che razza d’indagine può mai essere stata?

Tanta solerzia, tanto sospetto puntiglio, tanto manifesto paraculismo, avremmo voluto vederlo quando facevano a gara nell’insinuare il dubbio che cose del genere fossero avvenute! Quando, invece d’informare su quello che succede in questa città, in questo paese, tacevano, insabbiavano, minimizzavano, screditavano!

Ed ora c'è persino chi finge di distrapparsi le vesti, grida allo scandalo, s'indigna. Troppo tardi - e troppo facile farlo a posteriori, quando non serve più.

Ad oggi, le uniche persone che posso ringraziare, sono alcune donne della Commissione Provinciale Pari Opportunità di Lucca e pochi altri che a titolo personale si sono esposti, ci sono stati vicino, annichiliti come noi di fronte alla cattiveria, al menefreghismo, all’opportunismo e all’ottusità dei nostri simili - uomini o donne, di sinistra o di destra, etero o omosessuali che fossero.

Ogni santo giorno leggo storie di persone offese, abusate, aggredite. Conosco ogni loro pensiero, ogni loro emozione, so cosa significa sapersi vulnerabili, soli, ho visto e ogni giorno rivedo negli occhi della gente la stessa indifferenza, la stessa incredulità o malafede, lo stesso fastidio, sulle labbra quei sorrisetti che procurano più dolore di una coltellata, che levano il fiato - e non mi do pace. Come si fa a non capire? Come si fa a fregarsene? Come si può pensare che una persona meriti quel che ha subito, che se l'è cercato? Come si fa a lasciarla sola? Come ci si può credere persone dabbene sapendo di aver contribuito alla sua sofferenza, o di non aver fatto quello che era nelle nostre possibilità per alleviarla?

Per noi è stato un disastro – durante e dopo l’aggressione. Mi auguro che a Paola vada meglio, mi auguro ed auguro a tutte le Paola che verranno una legge antidiscriminatoria che finalmente definisca e punisca in modo specifico i reati dettati da omo, lesbo e transfobia, che i politici esigano l’applicazione di questa legge, che gli inquirenti la smettano di usare due pesi e due misure. Tuttavia, dobbiamo guardare in faccia la realtà: se alla vigilia dell'adozione da parte del Parlamento nigeriano di una legge che vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso punendoli con il carcere, ben 56 parlamentari italiani sottoscrivono e inviano a quel governo una lettera per scongiurarne l'approvazione, ma poi, di fronte a quello che succede in casa nostra, all’ennesimo caso di stupro politico ai danni di una lesbica, soltanto Franco Grillini, Titti De Simone e Vladimir Luxuria firmano un’interrogazione parlamentare e a tutti sembra che abbiano fatto chissà cosa, è evidente che non c’è alcun motivo per essere ottimisti o speranzosi, ma per essere incazzati e preoccupati sì, e molto anche – con ragione, anche se inutilmente.

C. Ricci - Lucca, 6 Settembre 2006