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venerdì, dicembre 18, 2020

Villa Palagonia Una decifrazione dell’incubo -Giovedi 24 dicemembre, nel Settimanale di Bagheria

 

Villa Palagonia

Una decifrazione dell’incubo

 

Comunicato stampa

 

Giovedi 24 dicemembre, vigilia di Natale, nel Settimanale di Bagheria uscirà un supplemento di 40 pagine costituito dal testo 

Villa Palagonia. Una decifrazione dell’incubo

tratto dall’ultimo capitolo del libro di Piero Montana BAGHERIA ESOTERICA.

 In questo scritto Montana attua una vera rivoluzione copernicana perché fondamentalmente la figura di Ferdinando Francesco Gravina, Principe di Palagonia, non è più vista e studiata con gli occhi della mentalità moderna, ma con quelli dell’epoca in cui visse il principe.

Mettendosi al posto del Gravina l’autore descrive il trauma che l’aristocratico principe doveva quotidianamente vivere innanzi alla crescente affermazione delle idee illuministe che non potevano mettere in discussione, in crisi l’esistenza del principe, che inscenava, in maniera apotropaica ed in anticipo con i tempi, con la sua villa dei mostri tutto un teatro della crudeltà che veniva a prefigurare. Se il principe di Palagonia non conobbe il Terrore rivoluzionario, tuttavia molto prima che esso venisse attuato ne diede un’immagine impressionante all’interno della sua villa.  

A riguardo lampante ci sembra la testimonianza di due viaggiatori stranieri, il conte de Borch e Patrick Brydone, il primo nelle Lettres sur la Sicile e Malta così scrisse riguardo a Villa Palagonia: 

<<Da questa porta la balaustra prosegue e forma una specie di forma di cavallo che termina nel Palazzo. Tutta  la parte alta della balaustra è ornata di idre simile all’idra di Lerna, senonché le teste variano continuamente di forma e di numero; la balaustra circonda un pozzo ed una fontana; guardando quei due oggetti si crede di essere stati trasportati nella stanza proibita di Barbablù; cento busti senza testa, cento teste staccate dal busto e sparse qua e là a caso farebbero di quel luogo un vero regno dell’orrore, una vera macelleria…>> 

 Certo in questa scena descritta da Borch manca qualcosa ma su essa già si proietta l’ombra dell’orribile marchingegno, l’ombra di quella ghigliottina che soprattutto il Terrore della Rivoluzione francese avrebbe alacremente azionato ed inarrestabilmente messo in opera.

Quando Patrick Brydone, che è stato il primo viaggiatore straniero a mettere piede a Villa Palagonia ci narra nella sua Lettera XXIV in Viaggio in Sicilia e Malta che <<Quasi tutte le camere (della Villa) hanno il pavimento fatto di lastre di marmo fine di diversi colori che sembrano tante lapidi tombali>> può mai immaginare che esse si riferissero alla sepoltura di tutti quei busti aristocratici senza testa, staccati dall’immaginaria ghigliottina del Gravina che aveva forti poteri propri dei più dotati sensitivi?

Identificato dall’autore  come l’iniziatore, finora ignoto, del pensiero controrivoluzionario (De Maistre, Bonald, Lamennais, Haller, Donoso Cortés), anche se il pensiero del principe, che detestava le  esemplificazioni chiarificatrici, care alla divulgazione enciclopedica illuminista, rigorosamente non fu mai espresso in parole o in scritti ma in un Liber Mutus ossia in un Libro di pietra,  Ferdinando Francesco Gravina giuniore viene dunque a ricoprire con lo scritto di Montana non più il posto dell’eccentrico, bizzarro e lunatico aristocratico, che finora gli era stato esclusivamente riconosciuto, bensì un posto di primo piano nell’ambito di una cultura europea a cui solo oggi si incomincia a guardare con rinnovato interesse.

Fortemente critiche infine sono le posizioni del saggista riguardo alla psichiatria che, senza mai averne conosciuto la persona ugualmente ha voluto far del Principe un malato, un alienato. Infatti non considerando la realtà simbolica dei mostri di Villa Palagonia Emil Krapelin, uno dei padri della moderna psichiatria, interessandosi ad essi ne rilevò l’affinità con i disegni dei catatonici esemplificandoli in una fotografia inserita nel primo volume del suo trattato di Psichiatria. Per Montana il fatto che i catatonici assumano sembianze di statue, con una immobilità, inespressività, inacessibilità davvero alienante nulla ha a che fare con la vera personalità del nostro principe, che in vita anche da molti viaggiatori stranieri fu ritenuto sano di mente.

Risibile se non assurda viene considerata dall’autore poi la strana diagnosi di due psichiatri amburghesi, che pur non avendo visto il ritratto del principe, che ci mostra una figura aristocratica affilata, smunta ma per niente brutta, vengono ad ipotizzare una patologia psicotica del Palagonia che lo avrebbe portato a esorcizzare il complesso della sua bruttezza, circondandosi addirittura di <<amici turpi>> quanto lui.

Più ci si addentra nella modernità tanto più vengono stravolti la figura e il pensiero del nostro principe.

Un esempio? Ecco cosa scrive Leonardo Sciascia nella sua introduzione al brutto libro fotografico di Ferdinando Scianna La villa dei mostri: <<… Ma da quale stato d’animo, da quale coscienza, esperienza e cultura sorse questa specie di campo di annientamento (Villa Palagonia, sic!) in cui don Ferdinando Francesco Gravina eleggeva di passare i suoi anni dal 1847 al1789, i più luminosi del secolo (sic.1), gli anni della maturità di Voltaire e Diderot, dell’Enciclopedia, quello di cui Talleyrand dirà che mai sapranno cosa sia la gioia di vivere coloro che non li vissero? Come mai mentre il mondo si votava alla grazia il Principe di Palagonia si Votava all’Orrore?>>

Come mai- rispondiamo noi- l’acuto indagatore, in questo sì ammirevole di casi di mafia, non sa egli stesso darsi una risposta quando avrebbe dovuto sapere trattando del Principe di Palagonia di trovarsi innanzi allo spirito, alla coscienza di un aristocratico del più insigne lignaggio, alla coscienza di un uomo fortemente  religioso, che non poteva non osteggiare le nuove idee atee e laiche di quegli stessi “luminosi” illuministi che avrebbero finito per sovvertire il mondo dell’aristocrazia portandola tutta al patibolo?

E’ davvero strano che un ingegno come quello di Sciascia identifichi il campo di annientamento del Terrore rivoluzionario con villa Palagonia nelle cui ornamentazioni mostruose il Principe voleva appunto con un acume di sensitivo prefigurarlo nella sua interezza.

Ma questi sono i segni dei tempi che dall’eredità dell’età della ragione traggono origine.

 

Centro d’arte e cultura Piero Montana


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