dal sito di Archart - 7 marzo 2012
Agli inizi del XX secolo vennero intraprese campagne archeologiche sull’isola di Creta, ma gli scavi dell’epoca erano meno rigorosi di quelli odierni, in quanto i mezzi tecnici e le infrastrutture, di cui si sevivano gli archeologi di allora, erano insufficienti a garantire loro di svolgere un lavoro preciso e privo di disordine.
Il 2 giugno 1900 l’archeologo Luigi Pernier iniziò a scavare a Festo, vicino Haghia Triada, sulla costa sud di Creta. Alla fine della seconda campagna di scavo erano già venute alla luce le parti più importanti del palazzo e, a partire dal 1909, poteva considerarsi chiuso il primo ciclo di lavori.
In seguito, fra il 1909 e il 1932, vennero ripresi gli scavi, ma vennero effettuati soltanto piccoli sondaggi di controllo in vista della pubblicazione finale del materiale archeologico. Uno scavo condotto in modo così veloce prevede certamente di aver trascurato passaggi importanti, come ad esempio l’osservazione e il rispetto della situazione stratigrafica.
Inoltre, Doro Levi racconta che Pernier arrivava sullo scavo sempre molto tardi e vestito in modo elegante (un abbigliamento non propriamente da scavo), per esaminare il materiale archeologico rinvenuto durante la mattinata, che i capomastri gli facevano trovare da parte.
All’interno del palazzo di Festo sono stati riportati alla luce vasi micenei bellissimi, idoletti di terracotta dello stesso tipo di quelli rinvenuti a Troia, figurine di animali, splendide tavole di libagione, oggetti preziosi di bronzo ecc…Il 3 luglio del 1908, durante l’esame di materiali provenienti dal vano numero otto nell’edificio 101 di un gruppo di costruzioni nella zona nord-est del palazzo, Pernier si trovò davanti quello che è chiamato il disco di Festo: un dischetto di argilla estremamente pulita e depurata, non perfettamente tondo, delle dimensioni variabili di 158-165 millimetri di diametro e 16-21 millimetri di spessore, oggi custodito nel museo archeologico di Iraklion a Creta.
Le due facce del disco sono iscritte e le incisioni sono state praticate da quarantacinque punzoni, che hanno impresso quarantacinque segni diversi. L’autore del documento ha impresso il punzone direttamente nell’argilla ancora fresca e, in questo modo, ha dato origine alla prima attestazione nella storia di caratteri mobili per redigere un testo.
Pernier ha ipotizzato che le matrici di questi segni fossero in legno duro o in avorio, ma Arthur Evans ritiene che fossero in metallo o in pietra tenera come la steatite.
I simboli su entrambe le facce sono disposti a forma di spirale e sono stati redatti dalla periferia verso il centro e quindi il documento va letto da destra verso sinistra.
La faccia a presenta trentuno gruppi di segni separati fra loro da un piccolo tratto verticale inciso, per un totale di centroventitrè simboli. La faccia b contiene trenta gruppi di segni per un totale di centodiciotto simboli.
La scrittura è stata eseguita con grande cura per i dettagli, in modo da chiudere la spirale esattamente al centro e occupare tutto lo spazio disponibile. All’interno della sequenza sono ancora evidenti correzioni che lo scriba aveva praticato, cancellando alcuni simboli e imprimendone sopra altri.
Una prima decifrazione di Marco Corsini, precedente il 2012
LATO A
Menafite, l’esperto sommo sacerdote, eliminò gli animali infetti e il giusto Radamante rese grazie alla dea Era.
LATO B
Era Enazia generò Mino dall’amabile sguardo, Mino dell’Urania Era sacra Enazia.
Ad Era madre Mino offerse la liquida vivanda e la sacerdotessa placò facilmente il terremoto.
Gradendo la signora dell’acqua Turana l’aspetto dei ramoscelli, Manasse in estate ha inviato le sacre emioniti.
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Il 14 febbraio 2018 viene pubblicato su www.puntogrecia.gr
Nuovo approccio per la decifrazione del Disco di Festo -
La Dea incinta e la Dea che tramonta
Un nuovo approccio per la decifrazione del disco di Festo è stato presentato la settimana scorsa dal dottor Gareth Owens durante un evento organizzato dal Centro nazionale di documentazione (NDC) in collaborazione con l’ Istituto Tecnologico di Creta. L'evento e' stato organizzato presso la Fondazione Nazionale di Ricerca della capitale dell’ isola di Creta, Heraklion.
Il Dr. Gareth Owens, esperto di grafologia minoica, ha studiato il disco di Festo per più di dieci anni, collaborando con il professore di Fonetica presso l'Università di Oxford John Coleman ed ha potuto leggere il testo del disco al circa 99% e di intrepretare più del 50%. Il disco di Festo si compone di 61 parole e 18 versi su entrambi I lati, scritti come un sonetto, ordinate secondo la rima. Dr. Owens ed il suo team possono finora interpretare più della metà delle 61 parole iscritte sul disco. Sei parole parlano di luce ed altri sei di luce del tramonto; tre parole parlano della Dea incinta mentre altre dieci attribuiscono vari epiteti alla Dea. ( continua sul sito)
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Finalmente si è giunti ad una svolta cruciale per la comprensione del messaggio del disco, grazie ai numerosi tentativi condotti da Gareth Owens, esperto di antiche scritture, il quale è riuscito a tradurre accuratamente alcuni dei simboli, non tutti per il momento, purtroppo.. Il simbolo che più comunemente ricorre nella spirale del disco è legato alla figura materna, mentre un altro, anch’esso ricorrente può essere tradotto tramite un concetto assimilabile ad una “Signora di grande importanza”, forse una sacerdotessa, o una regina, o ancora più probabile una dea, non ancora ben individuata nel vesto e sfuggevole pantheon minoico.
Così Gareth Owens, che nel frattempo è riuscito a tradurre fino al 90% del disco, può spingersi più in là rispetto ai colleghi che lo hanno preceduto, e ritiene in tal modo che nella spirale impressa nel manufatto vi sia una preghiera incentrata sulla fertilità, sulla gravidanza e sul parto.
(continua sul sito)
Ma la soluzione ancora non è completa...
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