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mercoledì, febbraio 07, 2018

Una mostra bellissima assolutamente da non perdere. A Bagheria. Triade

al Centro d’arte e cultura “Piero Montana”.

In anteprima assoluta la recensione di un critico romano, Mario Sigfrido Metalli.

Sarà un appuntamento assolutamente da non perdere quello dell’inaugurazione della mostra “Triade” al Centro d’arte e cultura “Piero Montana” sabato 10 febbraio 2018.

La mostra infatti si preannuncia come l’evento culturale più atteso nella Città di Renato Guttuso per la presenza in essa di tre artisti prestigiosi di chiara fama nazionale ed europea, due dei quali, Filly Cusenza e Giovanni Leto, sono ben rappresentati al secondo piano del Muso Guttuso, mentre il terzo è  un’interessante proposta di Piero Montana.

 Stiamo qui parlando dell’ottimo pittore catanese Nuccio Squillaci che a “Triade” è presente con ben 31 opere, sia pure di piccolo formato.

Altissima la qualità delle opere in mostra. Curato dagli stessi artisti l’allestimento nei locali del Centro d’arte e cultura di Bagheria.

Montana, poeta, gallerista, critico d’arte, che già nel 1986 aveva attratto l’attenzione di Renato Guttuso con un suo pezzo critico scritto per Bosco d’amore, un grande dipinto del maestro bagherese del 1984, poi venduto a Trussardi, è assai soddisfatto dei risultati assai positivi raggiunti dall’odierna esposizione tanto da definire la mostra, una delle più importanti operazioni artistiche mai realizzate a Bagheria.

 Non volendo parlare delle opere degli artisti invitati ad esporre, per non sminuire la sorpresa, l’interesse soprattutto critico per Triade, Montana si limita solo a dire che gli artisti da lui invitati, per altro assai diversi tra loro, sono rispettivamente esponenti di punta della Fiber Art, dell’Arte materica e del Neoinfomale.

 Noi che l’abbiamo visitata in anteprima, facciamo nostro l’entusiasmo del gallerista per Triade, esempio di un altissimo livello artistico, mai raggiunto in altre operazioni espositive a Bagheria, se si fa eccezione solo per le mostre di Renato Guttuso a Villa Cattolica.

L’ingresso alla mostra è già uno choc. Il visitatore s’imbatte entrando nelle opere di Giovanni Leto, a cui è dedicata un’intera stanza.
 Le opere di Leto scelte dallo stesso Montana e dall’artista, sono tra le migliori della produzione del pittore di origine monrealese. Tre le opere di grande formato e tutte e tre bellissime. Prodotte tra gli anni 2015-2017 esse ripropongono gli esiti assai stranianti e suggestivi dei suoi paesaggi del mondo dell’Altrove.
Nell’opera tuttavia esposta frontalmente sulla parete di fondo rispetto a chi entra, l’accumulo cartaceo incollato sulla tela è come decostruito, come a non formare un cumulo compatto di detriti e macerie, come se questi accumuli, che sono anche delle dighe costruite con la tecnica del castoro, in qualche punto cedessero, franassero, facendo sentire allo spettatore, a chi guarda solo l’eco del silenzio in un paesaggio desolato.

 Ma sono soprattutto le opere piccole in cui Leto decostruisce la sua arte della stratificazione cartacea, inventando e proponendo altre soluzioni formali della sua personalissima arte, che in opere come Scrimolo raggiunge vertici altissimi di fascinazione.

Passando nella seconda stanza sulla parete di sinistra stanno otto opere di Filly Cusenza, da parecchi anni ormai convertita alla Fiber Arte ossia all’arte della stoffa, del tessuto, che l’artista sente più congeniale, arte questa che le ha dato maggiore notorietà anche in Europa, mostrando in essa quello che per le donne è il mestiere in cui meglio si realizzano, quello del ricamo, del cucito e della realizzazione in tessuto di vere e proprie opere d’arte. Ma a fare la differenza con l’artigianato femminile nelle opere della Cusenza è l’estro, la fantasia, la genialità tutta impregnata di influenze artistiche che vanno da Chagal alla pop art.

 In particolare nelle opere esposte in Triade  Cusenza punta molto sull’ humor, sulla ironia, su una sua indiscussa stravaganza nel privilegiare personaggi eccentrici, bizzarri, mai idealizzati per i suoi ritratti di famiglia, di avi e parenti defunti.

Le opere infine di Nuccio Squillaci- ricordiamo ben 31,sia pure di piccolo formato, sono come gli Improvvisi, i Preludi, i Notturni di Chopin, in cui l’artista catanese esprime, in una forma pittorica che si rifà all’astrattismo e al neoinformale, << i più chimerici e fantastici erramenti dell’anima>> nonché gli elementi delicati, intimi, poetici dei suoi stati d’animo, contrassegnati a volte da una vena di malinconia.
Come un alchimista Schillaci ha il potere di trasmutare questi sentimenti meglio questi elementi psicologici in momenti di espressione artistica che raggiunge una perfezione totale in un’invenzione pittorica che si attua in forme brevi, liberissime, atte ad esprimere qualunque erramento della sua fantasia. Il suo linguaggio pittorico è audacemente originale, capace delle più arrischiate soluzioni pittoriche, che pure, in lui, non prendono un aspetto provocante di partito preso, ma avvengono con la più grande naturalezza e felicità espressiva.


Mario Sigfrido Metalli

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