ARTE E CREATIVITA'

il gioco della mente e del corpo con la materia
per costruire
forme sempre nuove
e messaggi sempre diversi
per imparare
l'arte di vivere

sabato, maggio 05, 2007

70mo di CINECITTA'-Celebrazione o commemorazione?

La "città del cinema" ha compiuto settant' anni.
Io invece sessanta.
Così i vari tiggì sono stati colonizzati da un paio di giorni sull'argomento. Illustrati dalle immagini dei divi passati e presenti del set e soprattutto delle dive, che vi hanno trovato la loro dimensione di star internazionali, l'america in casa, presentati e sponsorizzati da Rutelli e da Veltroni in veste di anfitrioni....
Con tutto il consueto rituale di citazioni , in primis Fellini.
E già un miglioramento, rispetto al silenzio dei suoi primi cinquant'anni.

Non una parola invece, a parte un accenno subito troncato, del grande Monicelli e di una timidissima Loren su cosa ha reso possibile il trionfo dei nuovi proconsoli Rutelli & Veltroni.
Se pensassi che mio padre, Alfredo Montori, l' architettore ( proprio così, soprannome datogli da D'Annunzio) morto nel 1974 a 81 anni, si trova ancora da qualche parte nell'universo, penso che potrebbe davvero indignarsi.

Ma io, che ho passato là dentro la prima parte della mia infanzia, scorrazzando per i viali, gli uffici, i magazzini e le sartorie, i camerini, i teatri e i ponti luce, perseguitando con le mie curiosità e i miei perchè tutti, a cominciare dal portiere Pappalardo, io sono indignata, molto, e anche rattristata, un po'.
Perchè chi oggi se ne fa palcoscenico privilegiato non si è sognato neanche lontanamente di ricordare chi ha reso uno "stabilimento industriale" quello che è ancora, malgrado si sia cercato di distruggerne anche l'anima, e lo ha reso allora e per sempre vera FABBRICA non dei sogni, ma della finzione.

Perché il cinema è finzione.
IL CINEMA è ILLUSIONE

Mio padre che ha inventato il nome e il logo di CineCittà ( ma non lo ha brevettato, perchè ne era il direttore...) la chiamava "FABBRICA DELLE ILLUSIONI".

Le illusioni sono qualcosa che ci appare come esistente anche se sappiamo che non lo è e dobbiamo essere ad occhi ben aperti e col cervello vigile, anzi, per vedere le illusioni!
Altro che fabbrica dei sogni....

I sogni sono un'altra cosa, quelli si fanno dormendo, specchio del nostro personale subconscio, quando il cervello si distacca dalla realtà, smette di ragionare, per riposare.

Quel che si vede apparire vero sullo schermo non è mai vero, anche se può sembrarlo, anzi deve apparire più vero della realtà.
E in ogni caso è solo un effetto di luce, solo un'illusione ottica.

Ma è il risultato di un enorme lavoro creativo, di cui sullo schermo non si vede nulla, al cinematografo.
Un particolare tipo di lavoro nel quale un gruppo di persone , ciascuna con le sue abilità e le sue professionalità, si mette in gioco ad interagire con gli altri, col-labora allo scopo di produrre un'illusione di realtà ( a tema) più vera della realtà stessa, senza limiti né spaziali, né temporali, e con un tale rapporto di interconnessione che il risultato visivo filmico spesso travalica anche le previsioni progettuali.

Insomma Fellini non sarebbe stato "il regista", se non avesse avuto a disposizione tutta Cinecittà.

Perciò io voglio celebrare, anche in nome di mio padre che non può farlo, tutte le legioni di segretarie , di tecnici del suono, dell'illuminazione, del montaggio, dell'edizione, le parrucchiere, i truccatori e le truccatrici e i costumisti, le telefoniste del centralino, gli attrezzisti e gli armieri e i trovarobe, per non parlare degli artigiani artisti delle miniature e dei "macchinisti", quegli omaccioni sempre sudati e in canottiera anche d'inverno, col martello appeso ai calzoni e le tasche piene di chiodi, ( e dal liguaggio molto anticonvenzionale) capaci di costruire e disfare una scena e via l'altra, riuscendo a trasformare i disegni di papà in spazi vivi della durata strettamente necessaria a girarvi le scene previste in copione....

E ringraziarli, con affetto, perchè per me sono stati "gente di famiglia".
Mi hanno coccolato e hanno giocato con me, e mi hanno insegnato un sacco di cose, a cominciare dal non fare distinzione di ruoli e ceti e tipologie varie nel comunicare tra persone, ma soprattutto mi hanno dato il rispetto per il lavoro, quello vero, che costa fatica e impegno al meglio delle proprie capacità, quello fatto "a regola d'arte".
E ringrazio mio padre, che col suo lavoro mi ha permesso ed ha permesso tutto questo.
Il "professore"che ha animato fin dal progetto la Città del Cinema, che vi ha speso senza risparmio la sua energia creativa, che ha cercato con pochi di proteggere durante la guerra e l'occupazione tedesca lo stabilimento e le attrezzature dai saccheggi, che non è riuscito a veder ricostruito il teatro n6, bombardato nel 1944, che ha cercato, sperato una rinascita dopo la guerra, che è arrivata troppo tardi perchè potesse assistervi.

Tutta gente che non si vede mai nei film ma senza la quale i film non esisterebbero: i veri, unici e irripetibili"cittadini di Cinecittà.

Nessun commento: